IL Computer Quantistico
Come ormai abbiamo imparato, un computer quantistico è una macchina che, per eseguire le classiche operazioni, utilizza le leggi della meccanica quantistica.
Ma come funziona effettivamente?
Per rispondere a questa domanda ci viene in soccorso un esempio pratico di questi ultimi anni: il computer quantistico di IBM (IBM Q), messo a disposizione di tutti tramite cloud.
Il Computer Quantistico di IBM. Fonte Flickr.com
Esso è stato costruito su una base di 5 qubit che, basandosi sull’effetto josephson, vengono installati su un chip fisico di silicio. I 5 qubit comunicano tra di loro tramite giunzioni Josepson, costituite da metalli in grado riuscire a mettere in comunicazione i qubit solo e soltanto se vengono mantenuti a temperature bassissime che consentono di sfruttare le loro proprietà superconduttive.
Una volta posti negli stadi predefiniti, i qubit tenderanno a rimanere in essi fino ad un nostro successivo intervento. Purtroppo non è MAI così. Infatti, se lo fosse, non ci sarebbe il problema della decoerenza e i risultati non sarebbero mai sottoposti ad errori.
La decoerenza crea dei decadimenti: un qubit che si trova nello stato 1(eccitato) può sempre decadere nello stato zero (0) per via di fotoni residui, andando a modificare tutti i risultati ottenuti. Per questo motivo andare a considerare la possibilità di errori è uno dei più grandi problemi che i ricercatori del settore stanno cercando di risolvere.
Per di più il trasferimento di informazioni tra i vari quantum bit non è semplice come in un computer classico. Molte porte(gates) infatti richiedono che il secondo qubit si trovi in uno stato predefinito, come la controlled not.
Quest’ultima opera tra un qubit e l’altro solo se il secondo si trova nello stato 1, il che rende molto complicato la possibilità di avere sempre un risultato. Per questo motivo l’IBM Q presenta 4 qubit separati che vengono messi in comunicazione tramite un quinto che è legato ad ognuno di essi.

Schema dei Qubit di IBM Q. Immagine realizzata dall’autore.
Come possiamo notare quindi è che l’IBM Q, ma in generale ogni computer quantistico, deve essere dotato di una tecnologia molto ingombrante e costosa per essere utilizzato a pieno. Per il suddetto motivo gli ingegneri sono pessimisti sul fatto di poter mai essere in grado di realizzare un personal computer quantistico.
L’unica possibilita sarà quella di provare a sfruttare le capacità quantistiche di un computer solo tramite remoto , almeno per i prossimi 50 anni.
Filippo Colangelo
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