Crittografia quantistica: Quantum Key Distribution
Da sempre la crittografia ha accompagnato l’uomo nel suo sviluppo: in passato infatti, essa era fondamentale per comunicare con i propri alleati senza far sì che i nemici potessero recepire il messaggio, così come è ancora oggi.
Ma se anni fa era precluso all’ambito militare, al giorno d’oggi, la crittografia è una pratica che ogni personal computer esegue per salvaguardare i nostri dati, quindi la nostra privacy, da possibili attacchi informatici. E come fa?
Il sistema crittografico di un computer classico utilizza un algoritmo ideato negli anni 70 da 3 ricercatori del MIT denominato RSA. Esso consiste nello scambiare la chiave di un dato criptato utilizzando la matematica di Gauss e l’aritmetica di Fermat (tecnica dell’orologio).
Anche se tutto questo non garantisce la completa segretezza dei nostri dati, proprio come la distribuzione a chiave quantistica.
Ma allora perché ne parliamo? Perché dovrebbe essere qualcosa di innovativo se effettivamente non ci assicura la completa copertura?
Perché, a differenza della crittografia di un computer classico, quella quantistica è in grado di sapere sempre se un nostro dato è stato visto o toccato da terzi.
Canale di passaggio delle informazioni tramite computer quantistici. Fonte wustl.edu
Infatti, la chiave criptata sarà formata da quantum bit in sovrapposizione coerente di stati, e se qualcuno volesse aprirla o decriptarla essa risentirebbe dell’intercettazione cambiando il proprio stato.
Concludendo, quello che vogliamo affermare è che, avere un computer quantistico, ci assicurerebbe di conoscere sempre se qualcuno ci spia avendo una maggiore consapevolezza di quello che è il web.
Filippo Colangelo
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